A
Cornell studiai chimica perché mio fratello era un prestigioso
chimico.Ai critici sembra che uno non possa essere artisti davvero
se ha avuto formazione tecnica, come nel mio caso . Lo so che i
Dipartimenti di letteratura inglese delle università, senza rendersi
conto di ciò che fanno , sono abituati a inculcare avversione per
i dipartimenti di ingegneria, di fisica e di chimica . E questa
avversione, direi, si trasferisce nella critica. La maggiore parte
dei nostri critici sono usciti dei dipartimenti di letteratura e
tutti loro mostrano molta diffidenza verso chiunque si interessi
alla tecnologia. Bene, il caso è che io studiai chimica ma finisco
sempre per fare lezioni al dipartimento di lingua inglese, dunque ho
incorporato il pensiero scientifico alla letteratura. Non è qualcosa
che mi si sia ringraziato tanto.
Un parente prossimo che
chiameremo “ zio Pepeluis “ per rispetare il desiderio di
conservare l'anonimato, mi invia questo testo. Non è la prima volta
che si accetano delle petizioni, c'è un paio di entrate raccomandate
da mia moglie sul Juan Belmonte di Chaves Nogales.
Kurt dice all'inizio
del testo che aveva studiato chimica perché suo fratello era già un
chimico prestigioso. Questo è importante, non so se i fratelli
maggiori siano consapevoli della risponsabilità che hanno all'ora di
scielgere carriera , di come possano influire sul resto di fratelli.
Quante vocazioni deboli ma autentiche avrà torto lo sbuffo dei
fratelli maggiori ?
Riguardo all'avversione
detta nel testo, abbiamo già detto varie volte che questa
avversione era reciproca tra scienziati e letterati, e che
l'intenzione di questo blog cerca di farla più soave . Non fanno
perbene i letterati considerando gli scienziati come burini imbranati e questi invece considerando i letterati femminuccie
damigelle.
Da qui vogliamo
riconoscere e ringraziare a Kurt Vonnegut l'incorporazione del
pensiero scientifico alla letteratura, benché non abbiamo una fede
cieca nel detto pensiero o metodo scientifico.
(Si noti che Vonnegut
e Fogwill sono uguali, in modo in cui Cortazar sospettava che
Baudelaire e Poe fossero in realtà la stessa persona)
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