Coi primi ho visto
peio;anche le cose che erano lontane,mi si distorcevano,e coi secondi fu
uguale.Con altri non vedevo che sfocato, nebbuloso,e cosí andai provando,mentre
Montoya apriva dei cassetti e guardava
dei quadri,senza smettere di parlare, ed io lo vedevo talvolta lontanissimo, altra volta con il capo in un
luogo e il corpo in altro, o messo sotto l’acqua.All’improvviso,dopo avermi
posto uno di quegli occhiali e aprire gli occhi,l’ho visto tutto diverso, la
faccia di Montoya, il quadro che guardava e gli occhiali che Hidalgo teneva in
mano,ed era come se tutto l’avessero tirato fuori dal mare; e ho avuto paura
perché pareva che anche io sorgessi da certo luogo dove sempre avevo stato
nascosto e ora mi trovassi fuori dalla
mia tana, scoperto
Il nome che ora dico , Antonio Soler
Albano era minuto, molto magro, fragile,
miope,con occhiali che avevano dei vetri di tanto ingrandimento che gli facevano gli occhi grandissimi. Quegli occhi colossali
osservavano il mondo con velato stupore.Guardava attraverso i lenti come
potrebbe farlo un pagello nel altro lato dell’acquario e si muoveva in questo
mondo come uno di quei pesci di umore taciturno che girano tutto il giorno
senza sapere cosa cercano,un acciappamosche
Il fanale hialino, Andrés Trapiello
Come sono miope
profondo,considero corretta la analogia
fatta : si vede come sotto
l’acqua.Nonostante non posso provar
davvero se questo è certo dato che mi si caderebbero le lenti di contatto che
utilizzo, e quindi molto tempo fa che non apro gli occhi sotto l’acqua
. L’indice di rifrazione del umore vitreo è molto simile a quello
dell’acqua, ma diverso da quello dell’aria,il medio abituale attraverso il
quale guardamo